La Grande Conversazione della Scuola Una
Flashes
Paola Francesconi
Il sempre maggiore interesse da parte dei giovani praticanti all’esperienza del controllo è un potente indicatore della deflazione, su scala di Scuola, del desiderio di sapere applicato alla clinica.Grazie alla presa di consistenza di un campo causale nuovo costituito dalla comunità analitica e dalle sue scommesse, la domanda di controllo sorge ora sul terreno di interrogazioni che trovano la loro spinta nella motivazione ad un saperci fare di tutt’altro genere dall’applicazione “a”; più attinente, invece, al proprio sintomo, piuttosto che all’azione terapeutica. Ci troviamo a constatare che il giovane, e non solo, praticante si implica nella conduzione delle proprie cure non solo perché desidera estrarre un sapere dall’enigma incarnato dal caso clinico, quanto per l’effetto di ritorno dall’Altro di ciò che per lui fa causa nella scelta del caso di cui parlare.Insomma, non c’è Wissentrieb, pulsione di sapere e la pratica lacaniana del controllo, a suo modo, lo mostra. C’è però un trieb del desiderio dell’analista che il controllo rinvia al praticante sia negli squarci di luce, sia nella densificazione delle ombre che disegnano la sequenza di un caso. Insomma oggi possiamo pensare che l’amarezza affettuosa di Lacan quando parlava dei giovani praticanti come di elefanti in un negozio di porcellane può lasciare il posto ad un diverso approccio alla pratica del controllo, che annoda in modo nuovo, e forse anche grazie alla Scuola-causa in cui prende posto, la propria esperienza analitica e il controllo stesso. Legame moebico, in cui il controllo reinterroghi e ricada alla maniera di una questione e talora di rafforzamento sulla propria analisi.Così, i casi vengono proposti al controllore non solo perché pongono problemi di difficoltà di conduzione, ma anche perché veicolano la “x” della scelta di quel caso, proprio quello e non un altro. Fa capolino anche lì la singolarità di un analista, al di là del suo incarnare, come significante, per qualcuno il qualunque.E’ sempre più imprescindibile una formazione psicoanalitica che salvaguardi la psicoanalisi dalla deriva verso la psicoterapia performativa, e non formativa della capacità di prendere in carico transfert sempre più complessi e inediti nei loro intrecci con la domanda. Uno psicoanalista è innanzitutto qualcuno da cui ci si aspetta una psicoanalisi, non una pura e semplice terapia spennellata di desiderio. Il desiderio dell’analista si sperimenta anche nel suo uso del controllo e nell’enigma più rappresentato da sé stesso che dal caso tout court.