
Considero utile quel titolo per discutere che cosa è finito. Secondo me è finito proprio ciò che la faceva finita con la psicoanalisi. È finita la parola-pasticcio "psicodinamica". Che cosa significa questa parola? Ecco il punto: non significa, e basta, se non il pasticcio stesso, meeting point verbale di tutto e il contrario di tutto: le correnti post-freudiane più diverse, e anche quelle poco o tanto antifreudiane. Psicoterapie altamente difformi tra loro in teoria e tecnica, orientamenti psicoclinici e psichiatrici agli antipodi. Unico collante: il comune uso arruffato dell'ormai oscurissima parola "inconscio". Da qualche tempo, a livello internazionale, si è aggiunto alla compagnia lo sciamanesimo, tutti nell'oscurantismo della stessa barca.
Perché questa parola, la parola d'ordine di una sovietica coabitazione forzata di tutti sotto il medesimo dissestato tetto? Risposta: per ignorare la psicoanalisi fingendo di ospitarla in uno habitat inabitabile. C'è la battuta sull'Ignoranza: "Strana lingua l'inglese: si scrive Shakespeare e si legge Schopenhauer!". Meno nobilmente: si scrive psicoanalisi ma si legge psicodinamica ossia confusione.
Ignorare, che cosa? Il progetto stesso di Freud: che si proponeva come scientifico in ordine a che la scienza fosse scienza, a partire dal suo giudizio sull'inidoneità della scienza a rendere conto, e anche solo a configurare, determinati fatti: le forme della psicopatologia, il pensiero individuale, l'implicazione attiva del pensiero individuale nella determinazione e conservazione delle forme della psicopatologia (tale implicazione attiva ha chiamato ora rimozione, ora rinnegamento, ora difesa, ora resistenza), e non solo della psicopatologia, ma anzitutto quelle della legge di moto del proprio corpo (il concetto freudiano di lavoro di pensiero). Allora una scienza della competenza individuale nella legge di moto del corpo. Freud ha asciuttamente osservato che non è ancora scienza una scienza cui sfugga il senso di quel fatto del pensiero individuale che è detto "sogno". In fondo imputava alla scienza di essere incapace di intendere e volere in certe direzioni. Così facendo obbediva al criterio almeno razionale del rifiutare che certi fatti umani siano consegnati a istanze spiritualistiche od oscurantiste. Per completare la scienza ne ha inventato un'altra con nuovi concetti, non riducibili a concetti anteriori, semmai riproponibili in concetti ulteriori.
Ogni volta che si parla o scrive di psicoanalisi come "psicodinamica", possiamo osservare che non si entra mai nel merito di tali concetti, e si lascia che l'uditore o il lettore intenda proiettivamente quel che può intendere. E si deve riconoscere che tali concetti, non perché oscuri, restano da elaborare. È stato un errore, anche da parte di psicoanalisti, credere che Freud fosse solo il punto di partenza: era il punto di arrivo, punto di arrivo anche per la scientificità della scienza. Per Freud la storia della scienza era lungi dall'essere qualitativamente finita.
Ciò è importante oggi che la scienza stessa è a rischio, se si pensa che è diventato tenue se non negato il confine tra scienza e letteratura. Va bene la negazione dell'esistenza di Dio, ognun se la veda: ma ora siamo alla negazione dell'esistenza della scienza. Non da parte di Freud, che della scienza è stato amico lavorando a incrementarla.
Osserviamo che le recenti "scienze cognitive" hanno compiuto un atto analogo a quello di Freud, benché di segno opposto: si sono anch'esse proposte come nuova scienza che aspira, come parte, al nuovo disegno del tutto, senza per questo essere affatto omologhe alla scienza precedente (fisica, biologia). Infatti sono scienza del comando (il computer con i suoi algoritmi è comando), mentre la necessità propria delle leggi scientifiche non è in alcun modo quella imperativa del comando. Allora si riapra la discussione: non è corretto avere due pesi e due misure. La discussione su queste scienze è persino diventata condizione, o almeno occasione, per lo stato di salute della scienza.