Che cosa sono esattamente le osservazioni? Sono veramente garanzia di assoluta oggettività di ciò che viene definito sotto il significante scientifico?
Poco più di cinquant'anni fa, prima del massiccio ingresso all'interno del dibattito epistemologico del movimento relativista, un punto veniva ancora dato per scontato dalla maggior parte dei ricercatori: le osservazioni sono indipendenti dalla teoria, solo così possono confermarla o smentirla.
La discussione filosofica sul valore delle osservazioni scientifiche ha successivamente mostrato da più punti che non ci si può affidare ingenuamente a ciò che i sensi ci comunicano quando osserviamo la messa alla prova di una teoria. Dice infatti Davidson che una teoria è vera quando rispetta le condizioni al contorno. Significa che l'interpretazione dei fatti deve presupporre alla base che il concetto di verità sia connesso in modo essenziale, sostiene Rorty, con quelli di credenza e significato. A partire dalla fine degli anni cinquanta del XX secolo, si diffonde la convinzione che non esistano osservazioni pure, poiché tutte sono theory-laden (Diego Marconi). Asserzione facilmente dimostrabile all'interno di qualsiasi modello o paradigma scientifico.
Se quindi il problema dell'oggettività del sapere scientifico, che ha perso per sempre il criterio di validità assoluta, caratterizza strutturalmente tutte le discipline che si collocano dentro il suo statuto, allora i criteri di inclusione e di esclusione devono essere di volta in volta articolati all'interno del quadro teorico di riferimento.
Anche il concetto generale di scienza appare depurato dal fuorviante ingombro della mistificata neutralità teorica, che viene presa dentro il discorso delle osservazioni scientifiche. Più di mezzo secolo fa alcuni filosofi neopositivisti, in particolare Rudolf Carnap, avrebbero voluto dimostrare l'assoluta oggettività delle osservazioni fenomeniche, escogitando per questo un linguaggio "puramente osservativo", le cui espressioni fossero, per così dire, immediatamente aderenti all'esperienza perciò libere da contaminazioni teoriche di qualsiasi genere.
Il dibattito epistemologico ha portato al confronto sui fondamenti della verità teorica e scientifica. Per risolvere il problema M. Polanyi ha proposto la "struttura dell'impegno personale" che si inscrive come "matrice logica" del soggetto e si compone di tutti gli elementi caratterizzanti la struttura logica del ricercatore: onestà intellettuale, passione, capacità critica, ecc. Polanyi illumina il suo discorso con una frase assiomatica: "la verità è qualcosa che può essere pensata solo credendovi". Attraverso l'impegno personale a giustificare la propria fede all'esterno, diventa quindi evidente che pensare la verità implica desiderarla, perciò il tutto si caratterizza come un effetto soggettivo che viene in essere attraverso l'asserzione di un intento universale.
Ecco allora che ciò che distingue la scoperta scientifica sta nella capacità di immetterci con successo su direzioni di ricerca che altre menti, di fronte alle stesse occasioni, non avrebbero riconosciuto. L'originalità di una teoria scientifica comporta così una iniziativa personale distinta e carica di passione. Dove si riscontra che fin dall'apparire di un problema, lungo tutto il suo sviluppo, alla sua soluzione, il processo di scoperta è guidato da una visione personale e sostenuto da una convinzione personale.
Anche il concetto generale di scienza appare depurato dal fuorviante ingombro della mistificata neutralità teorica, che viene presa dentro il discorso delle osservazioni scientifiche. Più di mezzo secolo fa alcuni filosofi neopositivisti, in particolare Rudolf Carnap, avrebbero voluto dimostrare l'assoluta oggettività delle osservazioni fenomeniche, escogitando per questo un linguaggio "puramente osservativo", le cui espressioni fossero, per così dire, immediatamente aderenti all'esperienza perciò libere da contaminazioni teoriche di qualsiasi genere.
Il dibattito epistemologico ha portato al confronto sui fondamenti della verità teorica e scientifica. Per risolvere il problema M. Polanyi ha proposto la "struttura dell'impegno personale" che si inscrive come "matrice logica" del soggetto e si compone di tutti gli elementi caratterizzanti la struttura logica del ricercatore: onestà intellettuale, passione, capacità critica, ecc. Polanyi illumina il suo discorso con una frase assiomatica: "la verità è qualcosa che può essere pensata solo credendovi". Attraverso l'impegno personale a giustificare la propria fede all'esterno, diventa quindi evidente che pensare la verità implica desiderarla, perciò il tutto si caratterizza come un effetto soggettivo che viene in essere attraverso l'asserzione di un intento universale.
Ecco allora che ciò che distingue la scoperta scientifica sta nella capacità di immetterci con successo su direzioni di ricerca che altre menti, di fronte alle stesse occasioni, non avrebbero riconosciuto. L'originalità di una teoria scientifica comporta così una iniziativa personale distinta e carica di passione. Dove si riscontra che fin dall'apparire di un problema, lungo tutto il suo sviluppo, alla sua soluzione, il processo di scoperta è guidato da una visione personale e sostenuto da una convinzione personale.
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