mercoledì 12 marzo 2014

Quale futuro per la clinica delle superifici?

Questo testo è tratto da una recente pubblicazione a cui hanno contribuito numerosi colleghi dell’Ass.Lacanienne Internazionale, "La navigation astronomiques, avec Marcel Czermak" (Paris 2011). La traduzione è di Gabriela Alarcon

di Jean-Jacques Tyszler
 
Già alcuni anni orsono, durante la nostra specializzazione in psichiatria, Marcel Czermak ci ha proposto, assieme ad alcuni giovani colleghi, di attingere dagli archivi di de Clérambault il materiale per scrivere tesi e resoconti.
In effetti, nei sotterranei del CPOA, luogo di urgenze psichiatriche presso l’Ospedale Sainte-Anne ben noto ai parigini, erano disponibili per la consultazioni migliaia di certificati. Questi lavori, riguardanti l’automatismo mentale, le psicosi passionali, l’erotomania in particolare, sono stati purtroppo pubblicati solo per biblioteche universitarie e per pochi amici specializzati nella materia.
È sicuramente un peccato che l’insieme dei certificati raccolti non sia stato diffuso, al di là delle analisi sull’elaborazione della dottrina stessa.
Questo lavoro di archiviazione, durato a mia memoria oltre un anno, venne svolto in condizioni assolutamente artigianali giacché il supporto del computer non era servito praticamente a nulla.
Bisogna anche dire che molte delle teorie cliniche formulate del maestro dell’Infermeria restano ancora da scoprire, per esempio nel campo delle psicosi tossiche.
Perché Marcel Czermak ci aveva guidati verso questa ricerca? È ben nota la celebre citazione di Lacan riguardo Clérambault come “il suo unico maestro in psichiatria”. Lacan parla molto di Clérambault nel suo celebre seminario sulle “Strutture freudiane delle psicosi”e ci ritornerà fino al “sinthome”, chiedendosi come quest’ultimo avesse potuto mantenere una simile relazione con la voce allucinatoria.
Ma noi riteniamo che ciò che guidava Marcel Czermak era innanzitutto l’idea che si era fatto a partire da Clérambault di una clinica delle superfici per le psicosi.
Clérambault è stato anche quel fotografo assolutamente incredibile del drappeggio arabo e di altri indumenti; le fotografie che talvolta sono state esposte sono sorprendenti per la loro stessa composizione strutturale: una fessura, un buco che è il punto di osservazione, va ad organizzare il tessuto che lo circonda.
Si è potuto dire di Clérambault che è stato un formidabile clinico dello sguardo, ed è probabile che tutti i suoi lavori clinici ci apparissero strutturali in quanto derivanti da una concezione dello spazio nel quale evolve il paziente psicotico.
Il fenomeno, che la voce del commento dell’eco del pensiero preceda il malato in ogni luogo costringe già ad una forma di riflessione paradossale sullo spazio e sul tempo nei quali siamo noi stessi immersi, stando a questo alienista esigente quando segue alla lettera il discorso dei suoi pazienti.
In questo senso, per chi desiderasse leggerlo, Clérambault non è solo colui che suggerisce a Lacan le idee sulla paranoia o sull’erotomania schreberiana; non è solo, anche se è stato fondamentale, colui che ha avviato una certo approccio all’oggetto, in particolare la voce e lo sguardo, tutto quello che Lacan approfondirà con il nome di oggetto a. È anche colui che dà il via a una topologia, una clinica delle superfici, come abbiamo detto.
Tutti conoscono i lavori che Marcel Czermak ha potuto svolgere nel campo delle psicosi. È notevole che sia stato guidato dalla stessa intuizione: naturalmente ci ricordiamo quando ha ripreso il famoso delirio di negazione o sindrome di Cotard, il cui spunto era scaturito da un caso che avevamo seguito all’epoca nel reparto Pinel dell’Ospedale Henri-Rouselle di Sainte-Anne.
La significazione psicanalitica di questa straordinaria negazione venuta dal reale ha richiesto a Marcel Czermak di passare attraverso la topologia della sfera e della a-sfera. Parecchi lavori sono scaturiti da questa attualizzazione di un incrocio sorprendente tra la melancolia e la paranoia, da cui la tesi del nostro collega Jorge Cacho.
Il passo successivo sarà, e questo è stato precursore, tutta la questione sull’identità sessuale e sul transessualismo. Rimandiamo a due opere pubblicate su questo argomento, che non hanno avuto sicuramente l’eco che avrebbero meritato.
Anche in questo caso rimane da leggere tutta una clinica delle superfici e l’interpretazione che Marcel Czermak ha dato sul delirio di involucro, e che noi ci siamo permessi di riprendere come godimento di involucro.
Seguiranno molti altri articoli sulla pulsione, l’immagine, il nome e l’oggetto; e ogni volta sarebbe possibile cercare ausilio negli strumenti topologici che Lacan ha lasciato.
Ci sarebbe per esempio molto da dire sulla bottiglia di Klein e l’automatismo mentale.
Come per Clérambault la ricchezza descrittiva di una clinica delle superfici relativa alle psicosi appare immensa.
Il problema che noi potremmo porci, e che non è affatto di facile soluzione, è la relazione esistente tra questa topologia e questa nuova scrittura che proporrà Lacan in occasione del suo commento su Joyce nel Sinthome.
Ai limiti di struttura descritti accuratamente dalla topologia delle superfici sembra seguire una interrogazione sulle supplenze pur tuttavia in opera.
Come spiegare che alla despecificazione delle pulsioni possono rispondere forme di “sublimazione psicotica”?. È la scommessa di Lacan sul passaggio da una clinica del taglio a una clinica dell’annodamento.
Non possiamo rispondere a questo proposito al posto di Marcel Czermak; semplicemente facciamo notare che il suo famoso articolo “L’uomo dalle parole imposte”prende già in considerazione la triplicità con la quale lavora Lacan negli ultimi anni.
Quale futuro quindi per una clinica delle superfici? Sembra giunto il momento per i colleghi della nostra associazione di interrogarsi sulla questione che si trovano ad affrontare per quanto riguarda la clinica e il transfer delle psicosi, e questo soprattutto in ragione del fatto che la psichiatria che hanno conosciuto non esiste più.
 
(Pubblicato il 09/11/2011 © Copyright Lacanlab.it)

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